Macho Free Zone/Safe in the City [Non una sfilata. E' la "Scalata"]

La Scalata ha visto protagoniste targate Macho Free Zone [Sicure che basti?], Caccadura [felpe e serigrafie], Sugarbabe [vampirella e tote], Vivian Lorca e Miss Cencetti [Io samurai, tu geisha.]
Tutte salivano e scendevano dalle scale. Tutte vestivano modi diversi di essere per nascondersi, proteggersi, vivere. Una meravigliosa presentatrice ha tenuto il ritmo assieme al cigno venuto fuori da un brutto anatroccolo mimetizzato tra giornali e riviste [pur di proteggersi e passare inosservata]. Una "scalata" che ci ha appassionato, fatto ridere, fatto pensare. In maniera creativa, divertente, intelligente, queste fantastiche donne ci hanno raccontato i mille modi in cui vestiamo, le nostre paure, le nostre maschere, i nostri travestimenti. Così per la mimetica d'ordinanza di chi teme violenza: il "modello urbano". Così per le donne al naturale, quelle tornate alle origini a tal punto che "potrebbe pisciarle addosso un cane". Poi c'e' colei che non teme nulla, che va in giro la sera armata. Divisa simil-militare, sensualità oltre il cappotto e frustino alla mano. Ci sono anche Vampirella e Tote: loro donne della notte che possono nascondersi da sguardi indiscreti tirando su un bel cappuccio.
C'e' il modello da operaia. Mille strati per ogni uso. Pronte per il lavoro, per il giorno, per la sera, per la notte.
C'e' ancora il modello "dancefloor" (donna con sacco di juta antimolestia). E il modello "Armageddon" (donna con armatura anti-stupronelparco). C'e' il "modello stradale" (donna con lampade e catarifrangenti). E per finire c'e' la geisha e il suo samurai. Una sfilettata di cetrioli e banane al sangue. Un colpo secco. Sorpresa e dolore indotto tra i presenti :). Il principio che in qualche modo unisce la presentazione dei travestimenti è lo stesso della campagna grafica: "Sicure che basti?". In ogni caso uno spettacolo bellissimo. Davvero bravissime!

M.F.Zone/Elisa Fontana[Wunderkammer: camera delle meraviglie - Ardito tentativo di conservare meraviglia per essere desideranti senza essere macchine]

Nel corso della serata bolognese al Vag61 del festival delle arti al femminile si è esibita Elisa Fontana con una bellissima performance fatta di suoni, voci, espressioni, movimenti che parlavano di desideri, meraviglie. Copio dalla Brochure: "Cos'è - Il progetto Wunderkammer prosegue nell'indagine sul desiderio. Per il progetto Macho Free Zone si è strutturata una rielaborazione del progetto Wunderkammer al femminile cambiando la domanda su cui si basa l'inchiesta. Da "Cosa vuoi mettere nella tua camera delle meraviglie?" si passa a : "Cosa metterebbe una donna nella sua Città delle Meraviglie?". Le interviste verranno fatte nei quartieri a rischio di Bologna, quelle zone in cui si sono perpetrate violenze ai danni delle donne. L'atmosfera mantiene linee pop, con elementi riconoscibili e invadenti come il cuore rosso di peluche, il WunderPhone, il Bozzolo Desiderante: una Wunderkammer che ora fa entrare aspetti inquietanti del desiderio come l'isteria, l'ansia da prestazione, la coercizione, la violenza, fermandosi a osservarne gli effetti e cercando di esorcizzarli con il proprio corpo. Il tentativo di conservare meraviglia per essere desideranti senza essere macchine ora si fa ben più ardito, tolta la patina idilliaca del desiderio come momento di astensione della realtà."
Insomma Elisa è davvero brava! Se vi capita, provate a non perdervela.






Macho Free Zone/Safe in the City [Le arti al femminile in mostra e la festa]

Questo è il primo di una serie di post dedicati alla serata bolognese. Qui vi sono contenute le foto di parte delle opere grafiche/pittoriche messe in mostra, di un accenno della campagna grafica e delle performance musicali che si sono succedute tra una proiezione e l'altra, tra una Wunderkammer e una sfilata, anzi Scalata. La serata è stata secondo me più che riuscitissima. Molte le persone presenti, di ogni genere. La mostra era un itinerario davvero bello su un insieme di sogni bisogni desideri paure e modi per superarle. Ciascun* ha definito la violenza contro le donne e un modo per sentirla, viverla, combatterla, non ignorarla. Ciascuno ha usato proprie e differenti forme di espressione: video, immagini, voci, suoni. Ad accogliere chi veniva era la carta della città (Street Investigation) che ha segnato le varie tappe della Macho Free Zone.
Sotto vedremo opere di Sara Garagnani, Gaia Maqi Giuliani, Elena Rapa. Un momento del video di Silvia Storelli, campagna grafica a cura di Macho Free Zone.